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Puoi dire quel che vuoi,
non mi interessi!!!
Il più bel dono che posso ricevere e orire è quello di
confidarmi con qualcuno che mi ascolta, e che mi
ascolta senza riserve. L’ascolto, una preziosa qualità
dell’accoglienza… Esso comporta lo sviluppo di uno
spazio di libertà e di umiltà, di pazienza, di fiducia.
Si parla di tecniche dell’ascolto: ma esistono davvero?
Didiamo di quelle proposte che, sotto il nome di
“liberazione della parola”, possono trasformarsi in
indagini indiscrete, inappropriate, e che non
tengono in debito conto le attese di colui
che è venuto a trovarmi.
Forse possiamo suggerire a colui che ascolta di
curare la qualità dell’accoglienza che ore alla
persona, l’umiltà, l’accettazione di non conoscere,
cioè di non tener conto di ciò che crede di sapere
sul suo interlocutore: questa è la prima ospitalità.
Ascoltare quello che non si dice con le parole.
Oppure ciò che si nasconde dietro
le parole che vengono usate.
E poi ascoltare quello che non si osa, quello che non
si riesce ad esprimere con facilità. È necessario saper
ascoltare il silenzio, l’assenza di parole o anche ciò
che si dice al di là delle parole. E non è facile, perché
richiede a ciascuno di noi di rinunciare a ciò che
crede di sapere. Richiede anche una disponibilità
imprevista, inattesa. Che può toccare colei
o colui che non si disturba mai.
C’è quello che ascoltiamo della conversazione. Ma
c’è anche ciò che bisogna capire in assenza di parole:
ascoltare il silenzio. Ascoltare, è cominciare a tacere,
per comprendere la domanda dell’altro: “Ascoltami”,
per capire ciò che nasconde oltre le parole.
François Drouilly
L’ascolto è…
Lasciar dire qualunque cosa, senza escludere nulla.
Essere presenti interamente, non solo con la testa,
nello stesso tempo, lasciare tutto lo spazio.
Se si parla, limitiamoci a proporre,
e il più vicino possibile a ciò che dice l’altro.
Non far precedere nulla al suo ascolto.
Astenersi da ogni giudizio,
da tutto ciò che potrebbe definire l’altro.
Lasciare che l’altro parli la sua lingua
e mantenersi nella sua domanda.
Rifiutare di entrare nel circolo della menzogna o della falsità.
Dimenticare di saper tutto,
rinunciare a poter tutto,
Non assumere alcun ruolo.
Non pretendere nulla per l’altro
e così scomparire completamente,
l’ascolto è ospitalità interiore.
L’ascolto è silenzio: è lasciare, alla voce e alla parola di chi è davanti,
tutto lo spazio. E non c’è contraddizione. Perché ci sono diversi
silenzi: il che significa che il silenzio parla. Può dire la neutralità
benevola (o l’amore, o il desiderio di vita), ma anche l’assenza,
l’impazienza, il disprezzo, la crudeltà che contiene la sua parola
nell’attesa della parola necessaria, il consenso dubbioso, la volontà
di mettere alla prova, ecc… Quando il silenzio non dice
assolutamente nulla, non è aatto l’ascolto puro, ma è quanto di più
opposto: perché al posto di essere spazio aperto, è muro, senza
neppure la fessura dell’odio che è comunque relazione.
Il buon ascolto è, nel suo silenzio, parola: essa dice che c’è ascolto…
Ecco perché può persino capitare che ascoltare sia parlare, parlare
con delle parole; perché in certi casi, in certi momenti, l’ascolto si
rende presente attraverso delle parole. Pensare che il vero ascolto
significa non parlare mai è una scappatoia troppo facile. L’esigenza
terapeutica può allora nascondere la paura o l’impotenza di colui
che pretende di essere un ascoltatore.
Maurice Bellet